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Adelaide Cioni e la ricerca sul mare

Marea 25 è la residenza che ha accolto l’artista Adelaide Cioni dall’11 al 30 novembre 2025 a Praiano, su invito di Stefano Collicelli Cagol. Cioni è stata in residenza a Casa L’Orto, la casa della famiglia LeWitt in Costiera amalfitana.

Nel corso della residenza, prendendo ispirazione da elementi connessi alla mitologia e all’archeologia del territorio, Cioni ha iniziato a lavorare a una nuova opera performativa legata al mare, inteso «come luogo del reale e della mente, come potenza inafferrabile, capace di generare quel senso terrifico del perdersi nell’immensità acquatica e pace amniotica, e di fronte al quale siamo inadeguati e vulnerabili, ma che al tempo stesso ci conduce lontanissimo, a dimensioni non umane».

Ricostruiamo il percorso nato in residenza attraverso i luoghi attraversati, le collaborazioni nate, e il contatto con il “mare verticale”.

La performance sul mare

In Costiera amalfitana Cioni ha iniziato a lavorare a una nuova opera performativa incentrata sul mare, un’immagine che da diversi anni ricorre nei suoi lavori, e che è anche un omaggio a un artista da lei molto amato, Pino Pascali: «faceva questi mari, chiamandoli “Il mare”. Un’operazione ironica, giocosa, perché è evidente che non puoi fare il mare, è impossibile, è sicuramente fallimentare come esperimento. Questa cosa mi interessa e mi incuriosisce e allora in omaggio a Pascali, ma anche per delle mie immagini interiori, continuo a riprovare»

«La immagino una performance grande, con una ventina di performer e cantanti. In costiera amalfitana ho iniziato a raccogliere materiale e a fare i primi disegni preparatori. 

È stata un’esperienza incredibile perché Praiano è un angolo ottuso di terra circondato dall’acqua, e ti restituisce una prospettiva sul mare ampissima, lo vedi a 280°.Qui c’è molto più mare rispetto a quello che vediamo di solito, è un mare verticale. Ed è un’osservazione ogni giorno emozionante. Un tipo di bellezza che ti stordisce. Non ero preparata a tutto questo». 

Durante la residenza Cioni si è spesso recata in riva al mare per cercare di disegnare l’acqua, le onde e i loro movimenti. «Ci sono state anche giornate di mare molto mosso, che è stata un’ottima cosa perché ho potuto osservare tantissimi movimenti dell’acqua, cercando di fissarli in qualche modo».

La collaborazione con l’artista anglo-franco algerino Dom Bouffard

Nel corso della ricerca sviluppata in Costiera, Cioni ha collaborato con Dom Bouffard, compositore e performer anglo-franco-algerino e artista interdisciplinare, la cui pratica vede la composizione di musica sperimentale a partire dall’utilizzo della chitarra elettrica preparata. Il suo lavoro, presentato a livello internazionale, interseca suono, performance, installazione e disegno.

La collaborazione tra Cioni e Bouffard inizia ai Mahler & Lewitt Studios di Spoleto e a oggi ha portato alla realizzazione di tre importanti lavori performativi, presentati a Mimosa House, durante il London Gallery Weekend e ad ArteFiera, e a un progetto di sound/drawing improvisation tuttora in corso.

Lavorando all’aspetto musicale dell’opera performativa, Dom voleva registrare i suoni naturali della costa e del mare, quindi abbiamo raggiunto a remi la grotta chiamata in dialetto “‘O Tras e Jesc”, ossia dell’“entra ed esci”, penetrando in questa cavità creata dalla natura tra la marina di Praiano e quella di Positano, dove Dom ha potuto raccogliere i suoni dell’infrangersi del mare sulle pareti rocciose della grotta.




La Villa Romana di Positano e l’archeologia del territorio

Nel corso della residenza, siamo andatə al MAR – Museo Archeologico Romano di Positano, che nei secoli è stata crocevia di popoli, culture e civiltà diverse. Siamo statə accoltə dall’archeologa Antonella Apuzzo che ci ha trasmesso le sue conoscenze sulle vicende antiche connesse alla Villa Romana e al paese di Positano.  

La marina positanese, distante circa 20 km in linea d’aria dal cratere del Vesuvio, la cui eruzione del 79 D.C distrusse Pompei ed Ercolano, fu colpita da circa due metri di pomici, ceneri, e una coperta di materiali reattivi che si depositarono sulle scoscese pareti calcaree dei Monti Lattari.

In particolare, la Villa Romana, o Villa di Poseides, fu investita da una fitta pioggia di lapilli e materiale vulcanico, che la ricoprirono per quasi due metri fino a quando, in seguito a due campagne di scavo, è emersa una porzione di inestimabile interesse archeologico: affreschi parietali quasi completamente intatti, colori vividi e sgargianti, pavimenti mosaicati, antiche colonne e un numero sorprendente di oggetti d’uso quotidiano hanno riportato alla luce una classica Villa Marittima dell’epoca romana, molto simile a quelle della vicina Capri e delle altre che costellano la Costiera Amalfitana.

Inoltre, un grande affresco quasi intatto decora la sala principale della domus e raffigura un ippocampo e un’aquila adagiata su un globo, mentre al centro compaiono un pegaso e due amorini. A far da cornice alla scena, una finta architettura di architravi e soffitti cassettonati, grappoli d’uva, ghirlande e un grande drappo verde tenuto dai due amorini, come ad aprire un sipario sulla parte centrale dell’affresco. La gamma cromatica dell’azzurro e dell’ocra, colori ben lontani dal più conosciuto rosso pompeiano, rendono unico questo tipo di decorazione.

I resti della Villa si trovano sotto la Chiesa di Santa Maria Assunta che sorge nel centro della cittadina positanese, a pochi passi dal mare

La Baia di Ieranto tra lacrime e canti di Sirene

Proseguendo con la ricerca di Adelaide Cioni, tra mare, mitologia e archeologia, abbiamo visitato la Baia di Ieranto, luogo di straordinaria potenza evocativa situato all’interno dell’Area Marina Protetta di Punta Campanella.

Entrando nella Baia i dispositivi smettono di funzionare e ci si ritrova man mano immersə in una dimensione altamente spirituale. Non a caso, Ieranto deriva proprio dal greco ‘Ieros’, cioè sacro. È proprio qui, su questo promontorio che sovrasta Sorrento, che Strabone nel VI libro della “Geografia” scrive che Ulisse abbia eretto il Santuario di Athena, come testimonia il ritrovamento di un’epigrafe rupestre in lingua osca della prima metà del II sec. a.C e che richiama i ministri di Minerva. Inoltre, è qui che si narra che Omero abbia ambientato l’incontro tra Ulisse e le Sirene, creature mitologiche metà donne e metà uccello; ed è sempre qui che ha vissuto per un periodo lo scrittore britannico Norman Douglas che, ispirandosi a questa terra, ha composto “Siren Land”.

Inoltre, al di là dell’incantesimo che caratterizza il luogo, abbiamo potuto vedere la cicatrice che si staglia lungo uno dei promontori che cadono in mare. Fino alla fine degli anni ’50, la Baia ha subito l’azione estrattiva di roccia calcarea destinata allo stabilimento Italsider di Bagnoli a Napoli. Vedendola la notte dal mare, sembrava una cala infernale, era infatti chiamata “Cala ‘nfierno”. Ancora oggi sono visibili i ruderi di alcuni manufatti industriali, a testimonianza dello stupro compiuto sul territorio. Cessata l’attività estrattiva, la baia fu affidata al Fondo Ambiente Italiano che l’ha trasformata in un grande esperimento di rigenerazione ambientale.

Molto gratə allə amicə Antonella del Fai Campania e Alessandro di Amalfi coast Hikes per averci accompagnatə in questo viaggio tra passato e presente, dove storia e mito si confondono, lasciando spazio all’immaginazione che ritrova forma nel canto delle sirene, su tappeti naturali di macchia mediterranea tra mirto, corbezzoli, euforbia, lentisco e ulivi secolari.

Le connessioni con la comunità locale

Nel corso della sua residenza a Casa L’Orto in Costiera amalfitana, Adelaide è entrata in contatto con diverse persone della comunità locale che hanno arricchito il processo di ricerca. 

Dalla giornata trascorsa con la stilista Sandra Belcredi dalla quale ha appreso a dipingere su seta, entrando nel suo mondo fatto di stoffe, inchiostri e di mare, alla passeggiata con l’amico Marco Vuilleumier tra i giardini di Villa Cimbrone, uno dei luoghi più evocativi del Mediterraneo, i cui scorci spalancati sul mare nel corso dei secoli hanno ispirato il lavoro di artistə, musicistə, scrittorə e intellettuali, tra cui lə membrə del Bloomsbury Group. 

Inoltre, prima di salpare, l’ultimo giorno siamo statə da Daniele Esposito, custode della Torre di Fornillo appartenuta all’architetto, poeta, scrittore, archeologo ed esteta svizzero Gilbert Clavel. Insieme a Depero, lavorò alla realizzazione dei Balletti Plastici, una delle prime e più audaci sperimentazioni di teatro d’avanguardia.

Dopo tre settimane di residenza a Praiano, Adelaide Cioni ci racconta come ha vissuto questa esperienza, attraverso i luoghi vissuti, le connessioni nate, e il contatto con quel mare verticale che non vediamo l’ora di ritrovare nella sua opera performativa legata al mare.

Molto grate ad Adelaide per la profondità della sua opera, uno spazio di meraviglia che arriva con lo stesso stupore di una balena che canta, ampliando il nostro respiro; a Carol LeWitt, a Sandra Belcredi, Marco Vuilleumier, Daniele Esposito, Antonella De Angelis del Fai Campania, Alessandro Di Benedetto e a tutte le persone che sono Marea insieme a noi per aver reso possibile la ricerca.